MILANO, 27 novembre 2024
In data 26 novembre, presso la sede dell’Università Statale di Via Celoria 20 a Milano, si è tenuto un incontro organizzato dalla lista Obiettivo Studenti dal titolo “Accogliere la vita – storie di libere scelte”. L’inizio dell’incontro è stato caratterizzato dalla rumorosa presenza di membri di associazioni studentesche e collettivi che nei giorni precedenti l’incontro avevano minacciato di sabotarlo: Studenti Indipendenti, UDU, Rebelot, Cambiare Rotta e coloro che da settimane stanno occupando un edificio proprio in Città Studi. I membri delle associazioni sono entrati in aula dopo qualche minuto dall’inizio dell’incontro spingendo e facendo brutalmente cadere a terra un dirigente dell’Università degli studi di Milano. Una volta entrati, hanno messo in atto comportamenti prepotenti e molesti, come lanciare acqua agli organizzatori dell’incontro e staccare i microfoni e l’elettricità in aula, intonando cori minacciosi e offensivi nei confronti di chi ha organizzato l’incontro, urlando bestemmie e arrivando a minacciare personalmente una delle relatrici. Dopo 30 minuti in cui la situazione è rimasta invariata, sono stati costretti ad abbandonare l’aula più di trecento studentesse e studenti che durante l’intera aggressione sono rimasti dignitosamente in silenzio, in attesa di poter continuare il libero incontro senza minimamente reagire alle continue e brutali provocazioni ed invettive.
“Per noi l’università è, e deve rimanere, un luogo di libertà e di ricerca della verità. Ogni voce che voglia esprimersi, nel rispetto delle voci altrui, per noi è sempre stata un valore. Noi vogliamo un’università che sia un luogo vivace di libertà per tutti, in un mondo in cui la libertà è tutto fuorché scontata. Oggi chi si autoproclama portavoce dei diritti di libertà ci impedisce di parlare con metodi totalitari. È inaccettabile che ci sia qualcuno che, in modo autoritario e violento, decida chi può esprimersi in università e chi no, cosa si può dire e cosa no, cosa non si deve pensare e cosa va censurato. Oggi la libertà di espressione è stata negata a noi, e così è stata fatta violenza non solo a noi e a tutte le studentesse e gli studenti che volevano partecipare all’incontro, ma anche alla natura stessa dell’università, che è di libertà e dialogo. Calpestare la libertà di espressione significa decretare la morte dell’università e della nostra società. Chiediamo pertanto che tutte le persone libere, in particolare se rivestono ruoli di rappresentanza negli organi istituzionali del nostro ateneo, prendano posizione su quanto accaduto, perché oggi è stato negato, con violenza e prepotenza, un pezzo fondamentale di democrazia. Questa non è l’università che vogliamo. Noi ci impegniamo ogni giorno per costruire un’altra università”.