MEDICINA: AUMENTARE GLI STUDENTI NON RISOLVE LA CARENZA DI SPECIALISTI
Il 26 giugno il Ministro Bussetti ha firmato i decreti che stabiliscono il numero di posti disponibili per i corsi di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria, annunciando 11.568 posti per Medicina e 1.133 posti per Odontoiatria, rispettivamente 1.789 e 37 posti in più rispetto allo scorso anno.
Come era stato promesso qualche mese fa, il MIUR ha portato avanti la propria decisione di aumentare il numero di ammissioni per i suddetti corsi, nonostante le molteplici critiche avanzate dalle associazioni di categoria.
Guglielmo Mina, presidente del CLDS (Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio), commenta così:
«Affinché il corso di Medicina sia un percorso di formazione, occorrono numerose strutture quali spazi, laboratori, aule, Unità Operative per tirocini non sovraffollati. Ad oggi il sistema universitario italiano non è in grado di soddisfare le necessitàdi tutte le migliaia di studenti che ambiscono ad accedere a questo corso di studi.
Senza un progetto strutturato di restauro e revisione dell’Università, la decisione del Ministro Bussetti rischia di ledere la qualità della didatticae della preparazione della futura classe medica.»
Inoltre, stime della FIASO indicano che nel 2023 ci sarà una carenza di circa 12.000 specialisti, ossia professionisti che, dopo la laurea in Medicina, hanno potuto formarsi nelle Scuole di Specialità con borse di studio nazionali e si sono inseriti all’interno del SSN. Allo stesso tempo i medici abilitati ma che rimangono esclusi dalle Scuole sono 25.000. Secondo i dati della FNOMCeO, esistono già oggi medici che potrebbero colmare questo vuoto.
Risulta quindi chiaro come il problema italiano non sia la carenza di medici in assoluto, ma la carenza di professionisti specializzati, in particolare nei campi di Anestesia e rianimazione, Pediatria e Medicina interna.
Continua il presidente Mina:
«Bisogna parlare di numero programmato: i posti in ingresso a facoltà quali Medicina e Chirurgia dovrebbero essere proporzionati al fabbisogno del SSN. Ma l’emergenza data dalla carenza di medici specializzati non la si risolve innanzitutto aumentando gli accessi ai corsi universitari, bensì incrementando il numero delle borse di specializzazione. La politica sembra sorda al fatto che allargare l’accesso alla facoltà di medicina senza aumentare le borse di specializzazione significa produrre disoccupati, invece che medici specializzatie ben formati pronti per essere impiegati negli ospedali sempre più in difficoltà. È di medici specialisti che l’Italia oggi ha un tremendo bisogno.»
In attesa della firma del Ministro della Salute Grillo, chiediamo alle autorità nazionali una maggior cautela nel prendere questa decisione, così come una maggiore attenzione alla voce delle diverse associazioni.
Come CLDS, vediamo solo una strada per colmare la carenza: aumentare le borse di specializzazione.