NUMERO “CHIUSO”
Questo l’intervento del Presidente Mina, coordinatore nazionale del CLDS, in conferenza stampa alla Camera dei Deputati il 13 marzo 2019.
Come recita la sigla che dà il nome al nostro coordinamento studentesco, la grande battaglia che portiamo avanti su tutti i fronti è quella del diritto allo studio: siamo infatti convinti che un’università il più possibile aperta e di qualità sia il punto da cui questo Paese e la società tutta può ripartire. Per questo chiediamo in tutte le sedi un rifinanziamento strutturale dell’università e in particolare in questa sede del Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia. Perché questo diritto allo studio non venga confuso con un mero diritto all’iscrizione occorre soffermarsi su almeno due delle peculiarità di questo specifico corso di laurea.
La prima è il fatto evidente che, affinché il percorso di chi si forma per diventare medico sia un percorso realmente di formazione, occorrono numerose strutture quali spazi, posti nei laboratori, aule, Unità Operative per tirocini non sovraffollati. Ad oggi il sistema universitario italiano, viste le sue risorse, non è in grado di soddisfare le necessità di tutte le migliaia di studenti che ambiscono ad accedere a questo corso di studi. Togliere qualsiasi tipo di programmazione e di selezione in entrata significherebbe aumentare il numero di laureati ma annullare la possibilità di ricevere un’adeguata formazione professionale. Occorrono strutture per una reale formazione e noi oggi, così come nel prossimo futuro, non possiamo garantirle a 60.000 studenti di medicina. Questo criterio già fissato dalla legge 264 del 1999 nei termini di offerta potenziale, rimane valido anche oggi.
La seconda peculiarità di questo corso di studi, anch’essa messa in luce nella legge sopra citata, è il suo stretto legame con l’offerta lavorativa fornita dal Sistema Sanitario Nazionale.
La riflessione sull’accesso all’università sarebbe dunque parziale se rimanesse slegata da quella sull’entrata nel mondo del lavoro; in caso contrario si sfocerebbe nella formazione di professionisti, anche di livello, che tuttavia non avrebbero la possibilità di mettere in pratica la loro preparazione universitaria.
Per i motivi che sono stati esposti riteniamo perciò cruciale che si parli di un numero programmato di accessi al Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia. L’obiettivo da mantenere, secondo la nostra opinione, è che il numero di studenti sia concorde sia all’offerta potenziale del nostro sistema universitario sia alla possibilità di spendere quanto acquisito in una dimensione professionale come quella del SSN.
Infine, un dato da non ignorare è l’ingente numero di domande di accesso agli studi in ambito medico. Un’ipotesi di approccio a questa tematica potrebbe essere iniziare ad orientare nella scelta universitaria gli studenti della scuola secondaria secondo la propria propensione, così da ridurre questa numerosità ed eventualmente, in seguito, permettere di rivedere il test di ingresso in modo tale che la selezione non si basi su conoscenze estrinseche a quelle peculiari del mestiere del medico, ma che il sistema diventi il più possibile valutativo di una predisposizione a svolgere questa particolarissima e nobilissima professione.