A mezzo stampa, il 29 ottobre 2018, sono state diffuse alcune bozze della legge di Bilancio 2019, dalla quale emerge chiaramente l’intenzione del Governo di modificare drasticamente l’accesso all’insegnamento (d.lgs. n. 59/2017). Dopo la questione del numero chiuso a medicina, un altro fulmine irradia il davvero poco sereno cielo del mondo universitario. Se le indiscrezioni emerse saranno effettivamente approvate in legge di Bilancio, quello che avevamo imparato a conoscere come percorso FIT verrà privato di gran parte della struttura portante, a partire dal suo nome.
È ancora troppo presto per dare dei giudizi definitivi nel merito del nuovo percorso annuale di formazione e prova, ma riteniamo comunque fondamentale muovere alcune valutazioni.
Andrea Ceriani, presidente del CLDS, commentando i nuovi dati, dice:
Da quello che sappiamo si sta delineando un concorso unico per tutte le categorie di aspiranti docenti, con posti riservati e tutele varie nella formazione della graduatorie del concorso. Invece dei tre anni di percorso FIT del precedente sistema, i vincitori del concorso svolgeranno un solo anno di tirocinio in un’istituzione scolastica, per proseguire dall’anno successivo come docenti di ruolo.
Come abbiamo già detto in molte altre occasioni, gli aspiranti docenti hanno bisogno di fare affidamento su una disciplina stabile, equa e di prospettiva che possa garantire loro la possibilità di una programmazione più serena del proprio futuro professionale. È davvero surreale pensare che dal 2010 ad oggi, avrebbero visto la luce ben quattro differenti sistemi di accesso all’insegnamento: dal Siss passando per il TFA, per il FIT ed ora il nuovo percorso annuale.
Luca Galli, vicepresidente del CNSU, afferma:
Ci sembra che la formazione alla didattica, architrave del precedente percorso, sia stata marginalizzata, retrocessa di fatto a semplice requisito d’accesso. Ora è necessario interrogarsi sull’opportunità di superare il requisito dei 24 CFU. Non rischiano di diventare un refuso della precedente normativa? E come fare per tutelare chi questi CFU li ha già conseguiti? Per rispondere a queste domande noi abbiamo già proposto al CNSU un piano di tutela per coloro i quali avessero già conseguito i CFU previsti nel FIT: attraverso una loro iniziale trasformazione in titoli aggiuntivi, si potrebbe mirare, nel lungo periodo, ad un loro completo superamento.
Nei prossimi giorni continueremo a studiare le bozze presentate e seguiremo con attenzione l’iter parlamentare che la legge di Bilancio deve necessariamente seguire. Per questo procedimento legislativo appena cominciato, auspichiamo che siano ascoltate le correzioni e le osservazioni che gli organi di rappresentanza studentesca eventualmente muoveranno, nella certezza che è nel dialogo e nel paragone serrato con chi vive sulla propria pelle le riforme che si può tendere ad un sistema il più possibile equo, funzionale e di qualità.